Il 18 maggio 1976 su sollecitazione di suor Paola Gasperini, preoccupata di garantire alla comunità diocesana una risorsa educativa importante, sorse la Cooperativa “Teresio Olivelli” con lo scopo di gestire un liceo scientifico di matrice cattolica. La nuova scuola fu dedicata a Teresio Olivelli, giovane pavese morto il 17 gennaio 1945 alla verde età di 29 anni nel campo di concentramento di Hersbruck nel tentativo di salvare un compagno di prigionia.
La sua vita breve, ma libera e intensa (“la vita conta non per la sua durata ma per gli ideali per cui la si vive” scriveva Olivelli ancora liceale) fu, ed è tuttora, il punto di riferimento per tutte le persone che hanno operato e operano in questa scuola. La scuola venne aperta presso l’Istituto Canossa di via Menocchio nell’anno scolastico 1976-77, con undici iscritti e ottenne il riconoscimento legale del Ministero nel 1981. Trasferitasi nell’anno scolastico 1977-78 presso l’Istituto Canossa di corso Garibaldi, nel 1979 la scuola assunse la gestione anche dell’Istituto magistrale “Maddalena di Canossa” che chiuse nel 1999. A partire dal settembre 2005 il Liceo scientifico “T. Olivelli” si è trasferito nella nuova sede presso il complesso scolastico “S. Giorgio”, sito in via Bernardino da Feltre. La Cooperativa Olivelli annovera circa un centinaio di soci, è senza fini di lucro e basa il proprio bilancio esclusivamente sulle rette pagate dalle famiglie degli studenti.
La biografia di Teresio Olivelli
Teresio Olivelli nacque a Bellagio (Como) il 7 gennaio 1916.
La famiglia Olivelli si stabilì a Mortara nel 1926. A partire dal 1931 Teresio frequentò il liceo classico di Vigevano. Terminato il liceo, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, ottenendo
un posto gratuito presso il collegio universitario Ghislieri, dove visse fino alla laurea nel 1938. Successivamente fu impegnato presso l’Università di Torino come assistente alla cattedra di diritto amministrativo.
Lavorò quindi all’Istituto nazionale di cultura fascista (INCF) fino al 20 febbraio 1941, quando, rifiutando l’esonero, si arruolò militare. Nel marzo 1942 fece spontaneamente domanda per il fronte russo, per solidarietà con i soldati lì destinati. Cominciata la rovinosa ritirata del gennaio 1943, sopravvisse nella sua batteria con pochi altri e si prese cura dei feriti, attardandosi con gravi rischi. Quando rimpatriò, il suo distacco dal fascismo, iniziato già con le leggi razziali, era ormai consumato.
Risultato vincitore del concorso per il rettorato del Ghislieri a 27 anni, mentre era in Russia, ottenne tre mesi di licenza per insediarsi. L’8 settembre, rifiutatosi di giurare fedeltà alla Repubblica di Salò, fu deportato in Austria. Riuscì a fuggire alla fine di ottobre percorrendo a piedi il tragitto fino al confine italiano. Stabilitosi clandestinamente a Milano, svolse funzioni di coordinamento e collegamento tra il Comitato di liberazione nazionale locale e le Fiamme verdi di Brescia e Cremona. L’impegno maggiore lo profuse nel compito formativo e di propaganda degli ideali resistenziali cattolici, attraverso conferenze clandestine.
Fu arrestato il 27 aprile 1944 in seguito al tradimento di un compagno. L’intervento dell’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster lo salvò con gli altri dall’immediata fucilazione e il 9 giugno fu deportato al campo di concentramento di Fossoli (Modena). In seguito fu trasferito al campo di lavoro di Flossenburg. Lì, nonostante le severe punizioni, animò una pratica di preghiera quotidiana tra i compagni e, offrendosi come interprete, tentò di difenderli dalle punizioni, distribuendo la scarsa razione di cibo supplementare che riceveva in cambio del suo servizio. In settembre, decise volontariamente di seguire gli italiani avviati al campo di eliminazione di Hersbruck, dove nuovamente cercò di alleviare le condizioni dei compagni. Il 31 dicembre 1944, già gravemente deperito, frappose il proprio corpo tra un ‘kapò’ e un compagno, ricevendo un violento calcio tra lo stomaco e l’intestino. Morì dopo una lunga agonia il 17 gennaio 1945.
La diocesi di Vigevano ha aperto il 29 marzo 1987 l’inchiesta diocesana ai fini della canonizzazione, conclusasi il 16 settembre 1989. Nel febbraio 2013 è stato avviato l’iter di beatificazione.