Teresio Olivelli nacque a Bellagio (Como) il 7 gennaio 1916.
La famiglia Olivelli si stabilì a Mortara nel 1926. A partire dal 1931 Teresio frequentò il liceo classico di Vigevano. Terminato il liceo, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, ottenendo
un posto gratuito presso il collegio universitario Ghislieri, dove visse fino alla laurea nel 1938. Successivamente fu impegnato presso l’Università di Torino come assistente alla cattedra di diritto amministrativo.
Lavorò quindi all’Istituto nazionale di cultura fascista (INCF) fino al 20 febbraio 1941, quando, rifiutando l’esonero, si arruolò militare. Nel marzo 1942 fece spontaneamente domanda per il fronte russo, per solidarietà con i soldati lì destinati. Cominciata la rovinosa ritirata del gennaio 1943, sopravvisse nella sua batteria con pochi altri e si prese cura dei feriti, attardandosi con gravi rischi. Quando rimpatriò, il suo distacco dal fascismo, iniziato già con le leggi razziali, era ormai consumato.
Risultato vincitore del concorso per il rettorato del Ghislieri a 27 anni, mentre era in Russia, ottenne tre mesi di licenza per insediarsi. L’8 settembre, rifiutatosi di giurare fedeltà alla Repubblica di Salò, fu deportato in Austria. Riuscì a fuggire alla fine di ottobre percorrendo a piedi il tragitto fino al confine italiano. Stabilitosi clandestinamente a Milano, svolse funzioni di coordinamento e collegamento tra il Comitato di liberazione nazionale locale e le Fiamme verdi di Brescia e Cremona. L’impegno maggiore lo profuse nel compito formativo e di propaganda degli ideali resistenziali cattolici, attraverso conferenze clandestine.
Fu arrestato il 27 aprile 1944 in seguito al tradimento di un compagno. L’intervento dell’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster lo salvò con gli altri dall’immediata fucilazione e il 9 giugno fu deportato al campo di concentramento di Fossoli (Modena). In seguito fu trasferito al campo di lavoro di Flossenburg. Lì, nonostante le severe punizioni, animò una pratica di preghiera quotidiana tra i compagni e, offrendosi come interprete, tentò di difenderli dalle punizioni, distribuendo la scarsa razione di cibo supplementare che riceveva in cambio del suo servizio. In settembre, decise volontariamente di seguire gli italiani avviati al campo di eliminazione di Hersbruck, dove nuovamente cercò di alleviare le condizioni dei compagni. Il 31 dicembre 1944, già gravemente deperito, frappose il proprio corpo tra un ‘kapò’ e un compagno, ricevendo un violento calcio tra lo stomaco e l’intestino. Morì dopo una lunga agonia il 17 gennaio 1945.
La diocesi di Vigevano ha aperto il 29 marzo 1987 l’inchiesta diocesana ai fini della canonizzazione, conclusasi il 16 settembre 1989. Nel febbraio 2013 è stato avviato l’iter di beatificazione.
Scarica la presentazione della vita di Olivelli (Classe I a.s. 2012-13)
Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 79 (2013).